medici di famiglia sono arrivati a un bivio
La Medicina generale, fondamentale nel Servizio sanitario pubblico, è ormai inadeguata, e oggi è di fronte a un bivio: rinnovamento o estinzione.
Poca formazione di aggiornamento obbligatoria, assenza di verifiche e esami sul reale apprendimento ( alcuni tecnici per mantenere l’abilitazione devono fare piu’ test e aggiornamenti)
In poche parole abbandono totale di questa categoria …. FONDAMENTALE per la salute dei cittadini!
La centralità nella gestione Covid ne ha evidenziato ulteriormente e le carenze e il comportamento disomogeneo nei singoli medici, spesso in conflitto con aziende sanitarie e con i propri assistiti.
Cresce la denuncia di scarsa assistenza o «assenza» del proprio medico, accanto a dedizione silenziosa ed esemplare di molti.
Covano polemiche e malumori: medici stremati e irritabili, iperconnessi e interpellati per motivi seri e futili si sentono defraudati del ruolo clinico, mentre pazienti inesorabili ed esigenti assillano con pretese di facili ed immediate risposte.
La realtà va osservata con onestà: accessi contingentati in ambulatorio, una miriade di colloqui telefonici continui fino a tarda sera, mail e WhatsApp saturi a qualsiasi ora da mille quesiti.
In aggiunta le frenetiche condivisioni fra colleghi per decifrare enigmatici protocolli operativi da tradurre in linee comuni.
Demandata alla coscienza del singolo è la risposta individuale, dalla totale disponibilità senza limiti di orario ad una reperibilità sommaria e insufficiente, solo in parte legata a stanchezza e demotivazione. Una relazione di cura che andrebbe costruita ed educata dal medico stesso, in grado di farsi carico delle fragilità in ambiti clinici è spesso soffocata da troppe incombenze burocratiche e soggezione ai protocolli.
Il convenzionamento col Ssn appare come modello organizzativo non più al passo dei tempi, che lascia troppi margini di discrezionalità interpretativa nell’esercizio dell’attività fino a una potenziale libertà di sottrarsi ad obblighi di responsabilità sociale. Nel medico di famiglia la gente cerca ancora disponibilità, ascolto e comunicazione, ma insieme una competenza che sappia riunificare la parcellizzazione del sapere medico, integrandosi con la realtà ospedaliera.
Una potenzialità già in campo, spesso con l’utilizzo del proprio bagaglio specialistico, che deve affrancarsi dai condizionamenti dell’industria farmaceutica e del privato profit, ma è essenziale che non abdichi al dovere primario di umanità e professionalità verso i propri assistiti.
Lasciando ai decisori politici scelte intelligenti e non ideologiche, tocca a noi fare la nostra parte con responsabilità e perseveranza, capaci per primi di un cambiamento per presidiare con sapienza un servizio attento al bene comune e alla difesa di anziani e fragili e che non tradisca i suoi punti di forza: equità e tutela della salute.
N.B.
Il medico di famiglia, altresì conosciuto come medico di medicina generale o m.m.g. o di base o di fiducia o curante, è, in Italia, l’ufficiale sanitario di primo livello. Tale figura venne introdotta in Italia con la legge 23 dicembre 1978 n. 833 nell’ambito dell’istituzione del Servizio Sanitario Nazionale. Il medico di famiglia è scelto da ciascun cittadino, tra il personale convenzionato con il Servizio Sanitario Nazionale (art. 25 legge 833/1978), allo scopo di potersi garantire una prima forma di assistenza esterna al presidio ospedaliero (intervento sanitario di primo livello). Molto spesso il medico di famiglia possiede una maggiore conoscenza dell’assistito e attua un’azione educativa rivolta a prevenzione e correzione dei fattori di rischio. Non solo i cittadini e gli equiparati ma anche gli extracomunitari regolarmente soggiornanti hanno diritto alla scelta del medico di medicina generale. La scelta può essere fata nell’ambito del comune di residenza ovvero nel domicilio sanitario, cioè in un luogo differente nel quale l’assistito dichiara di permanere per più di tre mesi l’anno, per motivi di studio, lavoro, salute oppure per assistenza a malati (rientra nei motivi di salute), possesso di esenzione per patologia cronica, età superiore ai 75 anni, appartenenza in comunità protetta, minore età con status di adottabilità in attesa, minore età in affido temporaneo.