Cos’è il vaiolo delle scimmie?
La malattia si manifesta con sintomi influenzali e un’importante eruzione cutanea che assomiglia a morbillo o herpes.
È endemica in Africa occidentale, ma i casi isolati in Europa sono stati identificati in soggetti che non hanno viaggiato lì di recente.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) sta monitorando alcuni piccoli focolai umani del cosiddetto «vaiolo delle scimmie» segnalati in UK, Spagna e Portogallo. Un caso è emerso anche in Italia.
Che cos’è in dettaglio il vaiolo delle scimmie?
Si tratta di un virus appartenente alla famiglia degli orthopoxvirus solitamente associato ai viaggi in Africa occidentale.
Di solito provoca una malattia lieve che guarisce spontaneamente entro poche settimane.
Non esistono cure o vaccini specifici.
L’incubazione dura solitamente dai 6 ai 13 giorni (ma può durare fino a 21).
Segni distintivi sono una visibile eruzione cutanea (simile a sifilide, herpes, morbillo), febbre, mal di testa, dolori muscolari, mal di schiena, linfonodi ingrossati, brividi e stanchezza.
Si trasmette per contatto stretto con liquidi e fluidi corporei (e goccioline di saliva) da animali o persone, ma non è di facile trasmissione.
Il vaiolo umano è stato dichiarato eradicato nel 1980, grazie alla vaccinazione, che in passato ha anche aiutato, come farmaco, a fermare la trasmissione del vaiolo delle scimmie, ad esempio durante l’epidemia del 2003 degli Stati Uniti.
Tutti i casi identificati nei Paesi europei sono tra uomini: l’Agenzia per la sicurezza sanitaria del Regno Unito ha chiesto agli uomini gay e bisessuali di segnalare possibili sintomi perché i quattro casi più recenti sono stati identificati all’interno di quei gruppi.
In passato casi solo da importazione
Esistono due sottotipi di virus del vaiolo delle scimmie, il clade dell’Africa occidentale (quello rilevato nei casi inglesi) e il clade del bacino del Congo (Africa centrale).
Il vaiolo delle scimmie è ad oggi una malattia molto rara in Europa. Da quando il virus è stato identificato per la prima volta in un essere umano nel 1970, tutti i casi diagnosticati nel continente si sono verificati in persone che avevano viaggiato in aree endemiche e nei loro stretti contatti. Adesso mentre le prime segnalazioni dal Regno Unito partivano da un viaggio in Nigeria, i successivi non avevano legami con queste persone o con Paesi africani. Da qui, l’allerta che sta tentando di verificare i contatti e la possibilità di trasmissione locale.
Il totale dei casi segnalati
In UK sono appena stati segnalati altri casi, rispetto ai primi 3 segnalati il 7 maggio. I quattro più recenti sarebbero tutti stati contagiati a Londra, non sono noti collegamenti delle persone infette con Paesi dove il virus è endemico. In tutto, in UK ci sono attivi 9 casi.
Il Portogallo conferma 5 casi, più 20 sospetti: tutti nella regione di Lisbona e della Valle del Tago.
La Spagna ha rilevato 8 casi sospetti a Madrid, secondo i documenti visti dal principale quotidiano iberico, El Pais. Non è stato possibile identificare un legame epidemiologico tra la maggior parte delle persone colpite, specifica il quotidiano, segno che dimostra che esistono diverse catene di trasmissione del virus non identificate.
In Italia un caso è arrivato (ed è stato isolato) all’Istituto Lazzaro Spallanzani di Roma. Si indaga su altri due.
Segnalazioni arrivano anche da Usa (1 caso) e Canada (13) casi, ma è normale che quando si drizzano le antenne su una malattia virale, subito emergano le segnalazioni.